Abbiamo avuto l’onore e il piacere di incontrare uno dei più affermati e importanti esperti della lavorazione del vetro a lume, Lucio Bubacco, che fa del mondo classico non solo una cifra stilistica artistica unica, ma una vera e propria ispirazione di vita e di lavoro. In questa occasione mettiamo in luce un aspetto forse tra i meno conosciuti di questo artista, i suoi disegni e bozzetti, apparentemente solo preparatori al suo lavoro con il vetro, ma in realtà elemento fondante del suo processo creativo.
Come un artista rinascimentale infatti, Lucio Bubacco ha la capacità di lavorare la materia grezza secondo un processo di astrazione e pulizia, quasi più come uno scultore che un lumista, estraendo corpi e visi, espressioni, la vasta dimensione emotiva dell’umanità, dove su tutto emergono e regnano linee, tratti e profili.
First Drops: Sei un artista dalle molteplici esperienze e numerosi viaggi hanno caratterizzato il tuo percorso artistico. Quale luogo nel mondo ha significato qualcosa per te?
Lucio Bubacco: La Grecia si unisce inconsapevolmente a tutti i progetti, anche se non l’ho mai visitata.
Il mondo simbolico ellenico è l’origine di ogni ispirazione artistica, già nel periodo del Rinascimento e del Barocco tutti i grandi artisti erano ispirati da quel periodo storico, e anche la mia arte attinge direttamente da lì. Mi piacciono le origini di quel periodo, non le imitazioni, e nelle mie figure c’è un forte collegamento con quel periodo.
Negli ultimi anni sono stato spesso in Turchia. Ho visitato tanti siti archeologici e ho avuto il privilegio di essere presente durante alcuni scavi invitato dal direttore dei lavori.
Anche Pompei nelle sue vicende mi ha ispirato tantissimo. Il discorso della cenere per esempio è stato di grande stimolo, nel concetto soprattutto di ‘bloccare’ il corpo in un istante temporale. Io ho pensato di farlo con il gesso.
PE: Qual è il tuo rapporto con il collezionismo contemporaneo?
LB: Le mie opere non possiedono le caratteristiche del tipico acquirente del vetro, che è attratto da colori accesi, fantasie originali e minimaliste. Si pensa infatti che il lavoro figurativo come il mio, fatto di corpi, espressioni e visi, faccia parte del passato, perché rappresenta un elemento antico, ma in realtà è la vera novità perché prima non c’era. Per questo Io ho un’audience totalmente diversa da quella classica del vetro contemporaneo. Sono collezionisti d’arte che non seguono le correnti direzionali delle gallerie d’arte contemporanea ma la propria esperienza culturale ed emozionale.
PE: Proprio come per l’artista classico e rinascimentale, il disegno per te è una fase fondamentale nell’elaborazione dell’opera. Che cosa significano?
LB: I disegni sono per me, sono una modalità di lavoro, spesso non sono finiti, solo abbozzati. A volte li rifaccio per perfezionarli, su una carta migliore.
PE: I disegni che usi come bozzetti delle tue opere vengono venduti?
LB: Il disegno è traccia del mio pensiero, è progetto. Se l’acquirente dell’opera lo desidera lo può avere, in regalo ovviamente. Per me il disegno appartiene all’opera finita.
PE: Per la mostra In Glass We Trust hai portato due lavori tra loro simili e complementari. Fanno parte della tua ultima ricerca artistica? Rispetto alla tua produzione più classica c’è infatti una sorta di depurazione nel tuo stile.
LB: Per ‘In Glass We Trust’ ho fatto solo una piccola linea, giusto un dettaglio, per mostrare le infinite possibilità del vetro, ma non si tratta tanto della mia ultima ricerca, ho iniziato già dieci anni fa o di più… con il passare del tempo semplicemente mi sono liberato della simmetria, prima dovevo rispettare delle misure, in quel caso mi sono liberato. Anche i pezzi che ho portato alla mostra ‘Vetro Riflesso’, per esempio, provengono da un vecchio lavoro di cui mi erano rimasti questi 12 steli di metallo con le misure sbagliate e la base non stabile. Ho fatto quindi cose più leggere come fosse un disegno e ho lavorato per semplificazione, liberando la forma dalla simmetria e lavorando con la fantasia. A parte la componente espressiva, il resto è struttura, totale semplificazione, la messa in scena dell’essenziale.
PE: Da sempre sei stato ispirato dai bassorilievi. Anche questa installazione, esposta nella mostra ‘Vetro Riflesso’, rimanda in qualche modo alla struttura estetica, narrativa e temporale, del bassorilievo?
LB: Si esattamente, non solo l’installazione progressiva degli steli, ma anche l’ombra che diventa complice del concetto, perché proiettata, e dialoga con lo spazio creando una contrapposizione. Tra l’altro una collezionista che è appena passata di qui li ha voluti acquistare tutti. Questo è un progetto che ho sviluppato per questi giovani di InMurano, che fanno qualcosa in cui credo, ed è collegata più che altro ai loro progetti e desideri.
PE: Da chi composto il tuo team? Hai qualcuno di fiducia che ti assiste?
LB: In molti pensano che io abbia un team, ma non è così. Quando occorre ho qualcuno che mi scalda il vetro, un paio di persone. Ma mantengo la mia autorialità. Non ho nemmeno una segretaria fissa, viene quando ce n’è bisogno. Io preferisco avere un luogo semplice, ma pieno di vita e di creatività in cui lavorare in piena libertà.
PE: Puoi parlarci di un importante progetto che ha segnato la tua carriera artistica?
Uno dei progetti più importanti cui ho lavorato è stato nel 2008 con la Galleria Litvac, tramite la quale ho anche avuto la copertina del catalogo di Sofa, e con cui ho sviluppato un progetto artistico visionario chiamato Eternal Temptation, ben strutturato anche attraverso la presentazione di un catalogo ad hoc che ha vinto il Premio Editore. L’installazione è stata realizzata in un anno e mezzo di intenso lavoro.
PE: A cosa stai lavorando attualmente e quali sono i tuoi progetti per il futuro?
LB: Sto elaborando un bassorilievo per un Mega Yacht, e il tema di lavoro è Troy. Da questo progetto si evince che il lume è solo una parte del mio lavoro. Sto utilizzando una mia tecnica particolare, tra il lume e la fusione, per la produzione di questo bassorilievo. A defferenza della classica fusione, il cui effetto finale è quello del marmo scolpito e monocromo, applicando il lume alla fusione le linee rimangono definite. Per questo i dettagli più importanti del bassorilievo devono essere di un altro vetro, in modo da esaltarne contorni e colori. Così il disegno può emergere davvero con decisione. Ho presentato questa tecnica l’anno scorso a Chicago, e ora la sto sviluppando e perfezionando cercando di abbattere tutte le barriere “dell’impossibile”. Porterò avanti questo lavoro anche al Corning Museum of Glass di New York il prossimo giugno 2016.