Abbiamo intervistato Igor Balbi, artista, gallerista, mente ideatrice e promotrice di In Glass We Trust.
First Drops: In occasione di mostre, interviste, recensioni… Qual è la descrizione più efficace che è stata fornita del tuo lavoro?
Igor Balbi: E’ una domanda interessantissima… in occasione della mostra ‘Il Vetro al lume del XXI secolo’, Cesare Toffolo ha scritto su di me, ed è l’unico che ha capito dove stanno le vere peculiarità della mia tecnica, parlando delle incamiciature e non solo delle mie opere soffiate.
PE: Che cosa ti ha spinto a dedicarti all’arte del vetro e che cosa rappresenta per te?
IB: Rappresenta la mia vita. Ciò che mi ha spinto è stato una sorta di obbligo da parte di mio padre. In giovane età non ne ero attratto, ma lavorandoci me ne sono innamorato ed è diventato parte della mia vita, come parte della vita di chi mi sta vicino.
PE: Quali aspetti del tuo lavoro ami maggiormente?
IB: La sfida nella gestione e nel controllo del materiale.
PE: Provieni da una famiglia di Maestri vetrai e nel tuo percorso di formazione hai lavorato con alcuni tra i più importanti artisti del vetro di Murano. Quale tra essi ha segnato più profondamente il tuo cammino?
IB: Lucio Bubacco, che è fonte d’ispirazione continua, come anche Cesare Toffolo, con cui non ho mai collaborato. Sono i maestri a cui mi sono ispirato. Anche Alfredo Barbini, che non ho conosciuto, per la sua genialità. Comunque ce ne sono moltissimi altri che stimo.
PE: Le difficoltà che incontri?
IB: La difficoltà maggiore, nel far comprendere il proprio lavoro, è dovuta alla limitata conoscenza e diffusione della cultura dell’arte del vetro, che rimane settoriale. Inoltre ci si scontra con meccanismi commerciali spudorati. Ecco anche perché In Glass We Trust.
PE: Quali sono i temi che ispirano la tua ricerca artistica? In che modo li sviluppi o cambiano nel tempo?
IB: In generale il design di ciò che mi circonda. In particolare il calice, elemento simbolo della tradizione muranese, che amo rinnovare. Il calice cambia e si evolve insieme alla progressiva sperimentazione e alle ricerche tecniche che svolgo.
PE: Ci racconti in cosa consiste l’innovazione rivoluzionaria della tecnica Igor Balbi?
Nella razionalizzazione della possibilità di soffiare vetro a lume; le tecniche che sviluppo sono un mezzo, uno strumento, che elaboro per raggiungere uno scopo, un determinato risultato estetico, al di la del concetto classico di tecnica. Non si tratta solamente di modificare o cambiare una tecnica esistente, ma contaminare, mescolare ambiti diversi, come anche materiali diversi, per esempio. Non è tanto l’innovazione nella tecnica stessa, seppur esistente, l’aspetto più rivoluzionario, quanto un modo diverso di interpretare la tecnica e di approcciarmi alla materia.
PE: Quali sono le mostre o i progetti del passato che ti hanno dato maggiore gratificazione?
IB: Non mostre o progetti, ma occasioni in cui mi sono trovato a contaminare il lavoro di altri bravissimi vetrai, lavorandoci insieme. E sono tre: Kristina Logan, Lucio Bubacco e Vittorio Costantini. Inoltre sicuramente il documentario che il Corning Museum of Glass ha realizzato su di me.
PE: Ti piace lavorare su richiesta o in base a un progetto predeterminato?
IB: Assolutamente no. Parte del progetto deve partire anche da me. La mera realizzazione ed esecuzione non mi interessa.
PE: In che modo ti piace relazionarti con i clienti?
IB: Cercando di farli appassionare a quello che vedono e cercando di fargli capire di cosa si tratta, raccontandolo con passione. Come faccio con passione il vetro.
PE: Il tuo sogno per il futuro?
IB: Riuscire a far appassionare mio figlio Italo, che porta il nome di mio padre, al vetro.